domenica 19 dicembre 2010

On writing di S. King

SPERLING


DALL'INTRODUZIONE
Alla domanda: «Che cos'è On Writing?» Stephen King ha risposto: «È il romanzo della mia vita, non perché la mia vita sia un romanzo, ma perché la mia vita è scrivere».
Ecco perché questo libro più che un manuale tecnico per aspiranti scrittori è un'autobiografia del mestiere in cui la storia personale e professionale del Re (trent'anni di best-seller!) si fondono totalmente. 
Il delizioso «Curriculum vitae» d'apertura ripercorre gli anni della formazione, in un collage di ricordi che dall'infanzia, attraverso i momenti principali della crescita, arrivano al primo, grande successo con Carrie; 
«La cassetta degli attrezzi» è un'acuta e disincantata elencazione dei ferri del mestiere - quali sono, a che cosa servono, come mantenerli efficienti e sempre pronti all'uso -; 
«Sullo scrivere», la parte più ghiotta per gli addetti ai lavori, illustra le fasi del processo creativo fino all'approdo editoriale; 
e infine «Sul vivere», ricco di pathos, racconta come King abbia visto la morte da vicino, dopo lo spaventoso incidente in cui è stato coinvolto, e come, grazie alla scrittura, sia ritornato alla vita.

Ecco, con questo direi che dovrebbe essere chiaro.
L'ho trovato molto interessante. Non sapevo che il Re avesse avuto una vita tanto sofferta. Il successo è più che meritato. Ora comprendo perchè i suoi libri (non i film!) trasudano SOFFERENZA.
C'è molto tormento in numerosi protagonisti dei suoi libri, adesso è ovvio.

Ho apprezzato molto anche i consigli di scrittura. Pochi ma buoni ^__^
UN CONSIGLIO DEL RE, TANTO PER ESEMPIO: Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere molto e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare questa realtà, non conosco scorciatoie.
Io sono un lettore lento, però mando giù solitamente dai settanta agli ottanta libri all'anno, soprattutto romanzi. Non leggo per imparare il mestiere; leggo perché mi piace leggere. È quello che faccio la sera, nella mia poltrona blu. Analogamente, non leggo romanzi per studiare l'arte della fiction, ma semplicemente perché mi piacciono le storie. Tuttavia si instaura un processo di apprendimento. Ogni libro che aprite ha la sua o le sue lezioni da offrirvi, e abbastanza spesso i libri brutti hanno da insegnarvi di più di quelli belli.

UN ALTRO: Il comandamento che vige nei corsi di scrittura era di solito: «Scrivete ciò che sapete». Niente da ridire, ma se voleste scrivere di astronavi che esplorano altri pianeti o di un uomo che ha ucciso la moglie e cerca di farne scomparire il cadavere con un tritarifiuti? Come fa lo scrittore a rendere compatibili progetti fantasiosi come questi con «scrivi quello che sai»?
Io credo che prima di tutto sia necessario dare di questa espressione l'interpretazione più ampia e onnicomprensiva. Se fate l'idraulico, sapete di idraulica, ma non è che le vostre conoscenze si esauriscano tutte lì; anche il cuore sa delle cose e lo stesso vale per l'immaginazione. Grazie a Dio. 
Non fosse per cuore e immaginazione, il mondo della fiction sarebbe un mondo oltremodo bigio. Potrebbe anzi non esistere affatto.

CONSIGLIATO!


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