lunedì 10 gennaio 2011

Appunti di un venditore di donne di G. Faletti

Breve recensione presa da Libri e Caffèlatte
Dalai
INCIPIT
Io mi chiamo bravo e non ho il cazzo.

TRAMA: 1978. A Roma le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro, in Sicilia boss mafiosi come Gaetano Badalamenti soffocano ogni tentativo di resistenza civile, all’ombra della Madonnina le bande criminali di Vallanzasca e Turatello fanno salire la tensione in una città già segnata dagli scontri sociali. 
Ma anche in questo clima la dolcevita del capoluogo lombardo, che si prepara a diventare la «Milano da bere» degli anni Ottanta, non conosce soste. Si moltiplicano i locali in cui la società opulenta, che nella bella stagione si trasferisce a Santa Margherita e Paraggi, trova il modo di sperperare la propria ricchezza. È proprio tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine che fa i suoi affari un uomo enigmatico, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno "sgarbo".
Si fa chiamare Bravo. Il suo settore sono le donne. Lui le vende. La sua vita è una notte bianca che trascorre in compagnia di disperati, come l'amico Daytona. L'unico essere umano con cui pare avere un rapporto normale è un vicino di casa, Lucio, chitarrista cieco con cui condivide la passione per i crittogrammi. 
Fino alla comparsa di Carla che risveglierà in Bravo sensazioni che l'handicap aveva messo a tacere. Ma per lui non è l'inizio di una nuova vita bensì di un incubo che lo trasformerà in un uomo braccato dalla polizia, dalla malavita e da un'organizzazione terroristica.
Un noir fosco su uno dei momenti più drammatici del dopoguerra italiano, in una Milano che oscilla tra fermenti culturali e bassezze morali.

CONCLUSIONI: Credo che l'incipit di questo libro rimarrà nella storia per la sua brutalità. L'ho letto perchè ero curiosa di vedere come avrebbe gestito la "Milano da bere o by night" di quegli anni. Faletti non mi dispiace anche se non mi fa impazzire, ma per il genere non per lo stile. Il libro è cupo, per certi versi "deprimente". Il personaggio Bravo mi ha messo una tristezza crescente
Alla fine l'ho letto ma mi sono convinta non essere un genere che mi appartiene. Cmq, Milano la descrive benissimo. La storia è coerente, ma non mi è piaciuta. I personaggi alcuni sono ben "dipinti" altri trovano poco spazio e quindi hanno poco spessore. Bravo rimane un uomo davvero triste, sarà per gli "ovvi motivi"...
PROMOSSO ma lo consiglio solo a chi piace Faletti e il noir.

FONTE LIBRI E CAFFELATTE

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