mercoledì 21 febbraio 2018

[recensione] Factotum di Charles Bukowski


Charles Bukowski o si odia o si ama. E io lo amo. 😁
Perché? Perchè è troppo facile scrivere romanzi piaccioni, comodi, che strizzano l'occhio ai perbenisti, che non dicono mai il vero e che tendono a "merlettare" la realtà della vita. 
Io lo amo perchè lui te la sbatte in faccia sporca e cruda, ma almeno è vera.

Citazione dal documentario "Bowkoski born into this":
L'amore è un cane che viene dall'Inferno
porta con sè le proprie agonie.

Ma veniamo a Factotum.
Non è il mio primo Bukowski quindi posso iniziare a fare un leggero confronto con altri che ho letto. Ritroviamo Chinaski il suo alter ego che l'autore usa per romanzare alcune fasi della sua vita. C'è un po' di Post Office, per certi versi. Più che altro per il suo approccio al lavoro che è sempre distaccato e che svolge solo per avere i soldi per poi scrivere di notte, o di mattina (a seconda dei lavori).
Lui lavora, ma non vuole fare carriera o avere ruolo di rilievo perché vuole scrivere.
E dunque si ritrova a fare lavori assurdi, manuali e monocorde che lo logorano dentro.

Grande Matt Dillon che ha interpretato Chinaski in Factotum!


Trama: Avventuroso e osceno, divertito e disperato, sboccato e insieme lirico, Factotum, il romanzo che ha rivelato Charles Bukowski al pubblico italiano, è innanzitutto un romanzo on the road, che ha fatto di uno scrittore tedesco di nascita l’acclamato continuatore di un illustre filone tipicamente americano: la letteratura di vagabondaggio, la narrativa che corre dalla strada di Jack London alla strada di Jack Kerouac, con molte e significative soste tra l’una e l’altra. 
Henry Chinaski, alter ego dell’autore, è l’assoluto protagonista: un factotum, appunto, che attraversa l’America vivendo alla giornata, affidandosi all’improvvisazione e al caso, pronto a cogliere la prima occasione a portata di mano ma fedele a un destino che si trasforma quasi in uno stile di vita: i lavori cambiano ma sono sempre manuali; i rapporti con l’altro sesso sono intensi ma sfrontati, spesso brutali; la sbornia è un rito quotidiano; la miseria è la vera compagna di sempre. L’esistenza di ogni giorno, in Bukowski, è sgradevole, aspra; e lo è ossessivamente, in modo ripetitivo. 
E il realismo con cui egli la rappresenta è coerentemente un realismo «sporco», anzitutto a livello linguistico, là dove si gioca l’originalità di uno scrittore. Questo è il segno che un narratore d’eccezione ha voluto imprimere nella figura eterna e universale del picaro.

Qual è la peculiarità di Factotum però? 
A mio avviso è la totale svogliatezza al lavoro. Un peso inutile che gli porta solo i soldi. Quello conta; avere i soldi per vivere (per poter scrivere). Lui vorrebbe solo scrivere, bere, fumare e scopare... purtroppo gli tocca anche lavorare.
L'assurdità è che a circondarlo sono donne che lo apprezzano così com'è. Anzi, quando lui a un certo punto trova un modo per far soldi con le scommesse ai cavalli, senza sporcarsi più le mani, lei lo insulta. "Almeno prima mi scopavi come un animale, ora sei solo un rammollito" parafrasando la frase di lei. E forse è così. Quando Chinaski si adagia, forse non ha più quel mordente che vogliono queste donne (tutte uguali che trova nei bar e che vogliono tutte la stessa cosa...). 
Ecco che quindi lui prende la sua borsa, sale sul bus e parte. 

Cambia casa, cambia donna, cambia lavoro...
ma non anima e quindi si scontra ancora con sè stesso in una giostra che non avrà mai fine. 
Oppure, è semplicemente tutto qui.

Consigliatissimo, ma non come prima lettura di Charles Bukowski. Qui è bianco o nero, quindi si rischia di allontanare chi non comprende da subito il suo stile e il suo umorismo.

Come prima lettura consiglio "Panino al prosciutto", fidatevi. 😁

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