sabato 14 aprile 2012

[manuali scrittura] Master di scrittura creativa di Morrell

RECENSIONE DA LIBRI E CAFFELATTE
DINO AUDINO EDITORE
Master di scrittura creativa di Jessica Page Morrell edito in Italia da Dino Audino è stato davvero una lettura (quasi uno studio) interessante e istruttiva. Il libro è di 176 pagine, il costo è di 19,00 euro. Il sito dell'editore è QUI!

Un dilettante prima o poi riuscirà a scrivere una bella storia,
ma il vero scrittore è quello per il quale la tecnica è diventata,
come per un pianista, una seconda pelle.

Così inizia l'introduzione di un manuale che presenta argomenti quali gli Antefatti, i Colpi di scena e i Cliffhanger, gli Epiloghi, le Epifanie e le Rivelazioni, i Flashback, le Anticipazioni, le Figure retoriche e il Linguaggio figurato, il Ritmo e la Velocità, i Prologhi, l'Ambientazione, il Mondo sensoriale, il Subplot, la Semplicità, la Suspense, la Tensione, il Tema e la Premessa, le Transizioni.

C'è moltissima carne al fuco. Il manuale è denso e davvero ben gestito.
Ho pensato di darvi due mie impressioni per argomento, riportando anche qualche stralcio. A mio avviso, è molto importante sapere come "gestire una storia" oltre che avere una buona idea che frulla in testa.
Del resto, non vi è mai capitato di pensare: "Ho una storia originale, ma non so bene come iniziarla, come svilupparla." A me è successo. Anzi, capita tutt'ora. 
Ebbene, questo manuale da le risposte. Non tutte, ovvio. Ci sono altri manuali di approfondimento come L'arco di trasformazione del personaggio, ma espone in modo semplice e con esempi chiari tutto ciò che  serve per ideare una storia soddisfacente.

Arte e artificio: come incantare il lettore
Mentre il cervello traduce i segni sulla pagina, l'unico senso utilizzato è la vista, e quindi l'artificio narrativo consiste nello stimolare quei sensi che non sono in uso durante la lettura, inserendo dettagli relativi all'olfatto, all'udito, al gusto o al tatto.
Nella narrativa non scriviamo per istruire, ma per mantenere in vita un'antica tradizione. 
La narrazione esiste e continuerà a farlo, non importa in che modo la tecnologia cambierà la sua forma. Continuiamo a interessarci all'antica arte del racconto perché i moderni scrittori discendono dagli antichi narratori, e perché la narrazione è un'esperienza fisica che esprime tematiche universali. 

ANTEFATTO
La prosa è architettura, non decorazione d'interni.Ernest Hemingway
I compiti dell'antefatto sono essenzialmente due: rivelare informazioni sui personaggi principali e descrivere il mondo fittizio in modo che sembri verosimile.
Va ben gestito, però. I rischi che si riveli dannoso, sono elevati. 
Sempre Hemingway nella sua teoria/metafora dell'iceberg (riportata da James Scott Bell in Plot & Structure) spiegava come il lettore dovesse vedere solo la "punta" della storia, ma temere la massa nascosta sott'acqua. Un bravo scrittore dovrebbe essere in grado di far questo.
Quindi l'antefatto è un'arma a doppio taglio. Rischia di rivelare troppo, e troppo presto. Ma, se ben usato, suscita curiosità impennando fin dall'inizio il coinvolgimento.

ERRORI COMUNI negli antefatti, come evitarli.
-In fase di editing, comprimete le informazioni, soprattutto nei primi capitoli.
-Anche se si affrontano argomenti sconosciuti (un nuovo mondo, ad esempio) evitate di salire in cattedra.
-Non devono essere troppo invasivi. 
-Non bisogna avere premura di svelare tutto e subito. 
-Se si usa un POV specifico di un personaggio che è solito vivere quel mondo, ATTENZIONE! Il pericolo di fargli pensare o dire banalità è dietro l'angolo. Bisogna rispettare l'opinione del personaggio. Alle volte, quindi, è meglio se l'antefatto è vissuto da un personaggio esterno.
-Attenzione alle anticipazioni.

COLPI DI SCENA E CLIFFHANGER
Questa tensione è terribile. Speriamo che duri.
Oscar Wilde
Intanto, la differenza sostanziale tra i due: i colpi di scena creano un picco di tensione facendo progredire l'azione, i cliffhanger invece, sono un tipo di colpo di scena specifico che interrompe l'azione.
In un buon romanzo, il lettore dovrebbe restare sui carboni ardenti per tutta la lettura. Senza tregua!
Dovrebbe sempre domandarsi "che succederà?"
Gli strumenti migliori per applicare dei colpi di scena e dei cliffhanger sono nello svolgersi della trama stessa, che deve spingersi sempre in avanti con dei balzi attraverso inseguimenti, pericoli e flashback.

CONTINUA SU LIBRI E CAFFELATTE

lunedì 2 aprile 2012

[libro] La trilogia steampunk (1- Vittoria) di P. Di Filippo

Recensione di Libri e Caffelatte
DELOS
Delos ha ristampato un'antologia di 3 racconti lunghi che mancava da molto tempo: "La trilogia steampunk" di Paul Di Filippo. Volendo, ci sono anche in ebook ma separati.

L'introduzione di Salvatore Proietti inizia così: "Questo non è un libro steampunk."
A dire il vero, ho trovato più incisivo il suo incipit di quello di Di Filippo :D
Prima di parlarvi del primo racconto intitolato Vittoria, vi spiego brevemente il senso della prefazione. E con l'occasione, parlarvi un po' di steampunk.

L'antologia di Di Filippo è del 1994.
Il suo steampunk è più una satira dei tempi, non ci sono sbuffi di vapore o aeronavi. Per lui il "punk" è inteso come un dissenso nei confronti della Londra vittoriana sotto forma di critica sociale.

Proietti si schiera dalla parte di Di Filippo, dicendo che nello steampunk si possono identificare tre tratti indispensabili.
Il primo, l'epoca dei grandi imperi coloniali, e non solo l'era vittoriana quindi.
Il secondo, la presenza di macchine anacronistiche. Ricercando nel retro-futurismo il mondo di oggi, ma visto con gli occhi del passato. Proietti aggiunge quindi che VerneWells Conan Doyle non scrivessero steampunk. (Affermazione che mi trova in totale disaccordo, anche se comprendo il suo punto di vista.)
Terzo e ultimo punto, la satira che, sempre secondo Proietti, si sta andando a perdere. (A mio avviso, non è una grave perdita. La satira non ha le mie simpatie.)

Riesce in poche righe a tracciare una breve sintesi del genere, rimandando gli approfondimenti "alla rete".
Nel 1987 viene coniato il termine steampunk in una lettera alla rivista Locus da Jeter, che parla di satire storiche o gonzo-historical.
In Morlock Night (La notte dei Morlock, del 1979) Jeter aveva ripreso le creazioni della Macchina del tempo dal futuro al tempo di Wells.
Mio dubbio: che io sappia però, Jeter aveva ripreso i Morlock, cioè le creature del sottosuolo. Un gruppo di Morlock trova la macchina del tempo e viaggia indietro fino all'epoca di Wells. Poi, il romanzo si svolge nella Londra vittoriana. Non capisco quali siano queste "creazioni" che viaggiano dal futuro al passato.

URANIA 1347, del 1998
Torniamo alla prefazione di Proietti, grazie alla quale riusciamo a chiarire meglio questo genere di cui tutti ne parlano, ormai, ma che in pochi conoscono davvero.
Nel 1983 Tim Powers nel suo The Anubis Gates, ossia Le porte di Anubis, fa uso raffinato di personaggi storici fra cui Byron.
Altro mio dubbio: Le porte di Anubis è uno stempunk per "etichetta", ma non tanto per quel che narra. E' più vicino alla fantascienza, per i viaggi nel tempo, e a un fantasy, per la presenza di magia. Io non l'ho finito. Personalmente, l'ho trovato molto noioso. Ma in futuro, vedrò. Comunque, usare un personaggio dell'era vittoriana non fa di un romanzo uno steampunk, a mio avviso.
PROSEGUE SU LIBRIECAFFELATTE
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...