mercoledì 4 aprile 2018

[recensione libro+film] Il giustiziere della notte (Brian Garfield) Confronto film con Bruce Willis (2018) e Charles Bronson (1974)


Amici, ci siamo.
Non solo hanno fatto un remake, ma hanno infine pubblicato tradotto il romanzo di Brian Gardfield "Death wish/ Il giustiziere della notte" del 1974. Ho fatto tutto 😁

In questa recensione troverete:
- recensione romanzo Death Wish 
- recensione film culto anni '70 con Charles Bronson
- recensione film con Bruce Willis, attualmente al cinema
(ovviamente le relative differenze a collegamento per analisi e curiosità)
- una sorpresa finale, un film italiano che vi consiglio 😉

Sullo spoiler, mi spiace, ma non posso farne a meno. 

Se non avete mai sentito parlare di questo romanzo/film e volete andare al cinema o leggere il libro 

SENZA SPOILER vi dico solo questo:
-Film nuovo con Bruce Willis, il mio parere in una frase: banalotto e leggero, senza il vero e crudo motivo ultimo per cui il protagonista si muove, senza una cinica analisi alla società sua privata, si è tolta la grinta e buona parte dei suoi motivi. E' comunque un film che merita, ma non regge il confronto con quello degli anni '70. 
Un protagonista perbenista, insomma, non ci sta. Volevo un Bruce Willis più incazzato. 

-Romanzo "Il giustiziere della notte", ben tradotto, prolisso (ma è datato 1974), si legge a momenti bene, a momenti a fatica, ma è più incentrato sul protagonista che sulla vicenda. E' molto introspettivo. Merita per questo di essere letto e per comprendere meglio la società dal suo POV e in quegli anni. Molto interessante. E il finale è diverso. 😁

Di più non posso dire senza spoiler. 
Quindi metto l'avviso.

!!! AVVISO DI SPOILER TOTALE !!!

Si parte con l'opera originale "Death wish" scritta da Brian Garfield nel 1974, negli USA. 

Trama: New York, anni Settanta. Paul Benjamin è un professionista di successo, dalla vita quasi perfetta e dal temperamento mite e pacifico. Quando la sua abitazione viene assalita da una banda di teppisti, lui sta consumando un tranquillo pranzo di lavoro e mai potrebbe immaginare che una telefonata stia per stravolgere la sua esistenza: per un bottino di pochi dollari, dei criminali hanno brutalmente aggredito la sua unica figlia Carol e ucciso la moglie Esther. 
Superato lo shock iniziale, Paul chiede giustizia ma è costretto a prendere atto della totale impotenza della polizia di fronte al crimine. 
La scottante delusione per uno Stato che non protegge i propri cittadini unita all’enorme tragedia personale che lo ha colpito, minano le sue certezze fino a trasformarlo in uno spietato e cinico giustiziere. 
L’unica cosa che adesso Paul Benjamin desidera è la vendetta, per sé stesso e per tutte le persone che vivono un dramma simile, e non si fermerà di fronte a nulla pur di raggiungere il suo scopo...



Tanto per partire, il titolo "Death Wish" che per nulla rimanda a "Il Giustiziere della notte". Domandiamoci quindi che cosa sto leggendo; un romanzo sul "desiderio di morte" forse?
Non proprio.
Paul, stesso nome ma diverso cognome nei film è Kersey, è un impiegato che lavora in un'azienda finanziaria. In pratica, Paul consiglia come risparmiare sulle tasse. E l'autore mostra il protagonista in lunghe conversazioni con personaggi che compaiono e scompaiono anche senza scopo. Si vede che in quegli anni voleva dare suggerimenti ai suoi lettori. Oggi sono obsoleti e oltretutto erano applicabili sono negli USA. A parte questo, il lavoro di Paul è diverso. Lui è diverso.
Paul del romanzo è un altro uomo.
Questo motiva il calzino che riempie di monete, almeno.
Paul è un uomo che non ama la moglie; gli è affezionato, ma nel romanzo è ben precisato che non sono mai stati innamorati davvero e invidia quelle coppie che incrocia per strada che si vede che sono innamorate. Con Esther quindi c'è una vita di coppia quieta che non gli impedisce di farsi un goccetto con gli amici fino a notte tarda.

E qui inizia il romanzo: Paul è al bar con amici e colleghi mentre sua moglie e sua figlia vengono brutalmente assalite in casa da un gruppo di ragazzini (su questo torno dopo, perché l'età è davvero giovane) che le percuotono per pochi dollari senza rendersi conto che la moglie morirà poche ore dopo in ospedale per le ferite riportate, mentre la figlia Carol avrà un trauma tale che diverrà un vegetale senza più via di ritorno.

Desiderio di morte, dicevo, per Paul.
Stranamente, per buona parte del romanzo è spinto più dalla rabbia mista rassegnazione.
Non amando la moglie, si dispiace più che altro che resterà solo senza più quella "figura" al suo fianco con cui andava molto d'accordo e con cui trascorreva il suo tempo libero.
Dal romanzo: "Era triste perché l'aveva amata, o perché era colpevole di non averla amata".
Rimane il fatto che in Paul monta un desiderio piano piano. Vendetta?
Non proprio.

E' un sentimento di "giustizia" privata e personale derivante da come lui vede il mondo.
Faccio un piccolo passo indietro.

Paul (e l'autore) tratteggia una New York sporca, inquinata, piena di gente ignorante e vuota. Ormai in balia dei delinquenti che sono già spietati a scuola. Ecco perché accennavo che l'età dei ragazzi che assaliscono e brutalizzano Esther e Carol è molto giovane. Vanno a scuola. 
Paul è cinico e vorrebbe andare via da New York. Per lui, è una città senza speranza.
Di lì a poco, la tragedia che lo colpirà, lo motiverà lentamente sul fatto che la polizia è impotente davanti a tanta delinquenza. Che se uno viene assalito, fa prima a farsi "giustizia da solo".

Eccoci dunque davanti al vero tema del romanzo "la giustizia privata".

E' lecito farsi giustizia privata?

Paul è stato nell'esercito, ma non ha armi e non le vuole. Fa molta beneficenza e, dopo la tragedia, si domanda anche che senso avesse essere tanto devoti, se poi accadono simili ingiustizie. 
E monta ancora quel senso di ribellione, pur non andando mai contro la polizia. Ma sono più i delinquenti... è una questione logica.


Il senso di giustizia privata di Paul si unisce alla ricerca di vendetta, che non colpisce però i reali criminali che hanno ucciso la moglie e traumatizzato la figlia; la sua è una vendetta assoluta
Tutti sono colpevoli.
Tutti hanno ucciso sua moglie.
La società così com'è è marcia.

E così nasce lo stimolo per l'acquisto di una pistola "piccola", una calibro 32. (definita pistola per donne) proprio per mettersela in tasca di notte e uccidere i delinquenti, ma non senza rimorso o conseguenze. Paul sta male, vomita, non dorme e diventa un eremita quasi. 

Molto veritiero. Molto ben miscelato anche il suo senso di vendetta in crescendo. 
Sul finale, che non vi dico, ma che approvo di più che di quello cinematografico, c'è una scena molto evocativa e simbolica. Bella. 

Conclusioni sul romanzo: Stile fluido e pulito, prolisso sulla finanza (a momenti davvero inutile) e molto introspettivo. Pov di Paul, quindi non viene mostrata la scena di violenza, ma solo attraverso l'ospedale e le parole del dottore si intuisce l'accaduto. Paul, solo Paul, che fa i conti con la sua coscienza, con la sua anima. Un Paul diverso che ricerca anche il piacere fisico con una sconosciuta in un bar per poi piangere perché nemmeno lui sa cosa stia facendo. 
Mi è piaciuto moltissimo, questo Paul.
Un ottimo romanzo e sono contenta che sia stato finalmente tradotto. 😊


Ora un leggero confronto col film culto del 1974 con Bronson (faccia di cuoio) che tanto mi era piaciuto. Il primo però, la serie che segue è andata allo sbaraglio, vittima forse del grande successo del primo film...
Quindi, il primo film come si scosta dal romanzo?
Si scosta su molti fronti:
- il rapporto con la moglie è da innamorato, e lo dimostra la scena iniziale quando sono in vacanza
- fa un altro lavoro, è un architetto, quindi un uomo "costruttivo" e pratico
- è stato in guerra, Corea se non ricordo male, è pratico di armi quindi

Che dite? Non è forse un Paul diverso?
Il film per conto suo è molto violento e mostra anche uno stupro ai danni della figlia che non c'è nemmeno nel romanzo. Una lunga scena che però serve per meglio far calare lo spettatore nell'animo di Paul. Non essendoci una voce fuori campo, è stata una giusta scelta, secondo me.
Dopo il funerale, in Texas, dove è risaputo che anche i gatti hanno i fucili, Paul decide di farsi giustizia, ma ricercando i reali assalitori. Siccome è impossibile, lui uccide chi a suo giudizio è malvagio. E il resto è storia.
Nel film c'è la figura del commissario di polizia, assente nel romanzo. Figura che però è fondamentale al cinema e per il finale. 
Cambia il tema? Secondo me, sì. 
Qui si parla solo di giustizia privata, mentre nel romanzo c'era il desiderio di morte per una società sbagliata e corrotta in stile Babilonia. 


E' un film che ha fatto storia.
Un film che dovete vedere se non lo conoscevate. Ben dosato e proiettato più che altro sulle scene d'azione. Indimenticabili i momenti in cui Paul vaga di notte per New York in cerca di malviventi. Solo, in contro luce, con la foschia che gli risalta la sagoma, si può quasi sentire la sua ansia, il suo cuore che pulsa e la mano che stringe il freddo metallo. 
Magnifico. Lo consiglio.


E ora eccoci al film remake con Bruce Willis, di Eli Roth.
Un terzo Paul per i nostri tempi, forse. 
Fa il dottore, è stato in guerra ma sempre come dottore, è un pacifista convinto. Un vero e autentico uomo "bianco e buono" che trascende nello smieloso. Purtroppo, questo nuovo remake è vittima del perbenismo che inquina il buon cinema.
Allora, mi fate il remake del giustiziere della notte e mi togliete la grinta a Paul? Ma siete matti?
Bruce Willis, che certo non è nuovo agli action, qui riesce a annoiare.
Non c'è violenza, la scena domestica è quasi ridicola.
I cattivi sono uomini adulti e non ragazzini come nel romanzo o nel film precedente. Si mascherano e uccidono senza un motivo apparente. Però sono lucidi e non dei tossici come vuole il romanzo/film.

La mia critica va anche verso la figlia Carol che qui è penosa. Non viene violentata, va in coma e quando si sveglia... "la mamma è morta..." pianto... e poi va tranquilla al college come nulla fosse.
Davvero triste.

Ma veniamo alla forte critica della società che impregna il romanzo e anche il film anni '70: svanita.
Sì, c'è un po' di criminalità... ma il buon Bruce se ne va in giro con la faccia più da bonario che io abbia mai visto 😒 E che diciamo della scenetta comica al negozio di armi?

Che figata! Ci faccio anche i selfie, io! 
Lo ammetto, la frase è mia, non c'è nel film, ma ci stava...
Il nuovo Paul è più preso a non farsi inquadrare dalle telecamere, che capisco, che a vivere il momento drammatico che muove tutto. Al solito, in questo remake si bada più agli "effetti speciali" che ai motivi e ai sentimenti dei personaggi.
Sembra quasi catatonico anche quando uccide i "cattivi" che all'inizio prende a caso qua e là se non quando un bimbo all'ospedale gli dice dell'uomo dei gelati. Che lui poi va a uccidere in pieno giorno con la felpa. Mha! Poi arriva il "deus ex machina" e Paul inizia a rintracciare i veri criminali.


Sparatorie e scene alla Tarantino al limite dello splatter, per poi tornare al buonismo.
Secondo me erano confusi. Non puoi fare un film su un convinto Repubblicano (romanzo) che finge di essere Democratico per non risultare fanatico o stare antipatico al pubblico. Nel romanzo c'è una forte connotazione politica anche, non si scappa.
Allora non lo fai.
Paul diventa un fanatico! Va in giro a farsi giustizia da solo! 😬
Che fanno? Me lo annacquano così lo criticano meno? Ma era questo che voleva l'autore; sollevare una polemica, ovvero "è lecito farsi giustizia privata?".

Cioè, pensate a American History X... Facciamo che il personaggio di Norton non ha tatuaggi e tutto sommato quelli di colore gli stanno simpatici... mi capite? Dov'è allora l'evoluzione del personaggio? Non c'è, e quindi non c'è tema nè film.


Mettono il sangue sui cattivi, ma senza la violenza e le motivazioni. Non vi stona?
Sinceramente, ho trovato il nuovo "giustiziere" sciatto e demotivato. Poi le scene d'azione sono ben girate, nulla da ridire. Ma manca il mordente.
Mordente che viene mascherato dal fatto che a differenza dei precedenti, nel remake Paul va solo alla ricerca dei veri criminali. E anche questo cambia. Lui vuole vendetta privata, non vuole cambiare la società. C'è una notevole differenza. Non ha il "desiderio di morte".
Nel romanzo e film anni '70 Paul ammazzava chi capitava nel suo mirino.
In conclusione: se volete andare al cinema, la seconda parte ci sta. Se vi accontentate di Bruce Willis, che è comunque sempre un grande attore, anche qui che gli hanno messo in testa di fare il bravo. Era più credibile in Die Hard, tanto per capirci.

E ora un piccolo extra. Sorpresa.
Ho fatto delle ricerche e anche noi abbiamo il nostro giustiziere... non lo sapevate?

L'Immenso Alberto Sordi ci ha regalato una perla. Il film s'intitola "Un borghese piccolo piccolo", è del 1977 per la regia di Mario Monicelli. Dovete vederlo. E' tratto da un romanzo altrettanto di valore, di Vincenzo Cerami.
La trama, senza rovinarvi la sorpresa, è simile. Sordi perde il figlio e cerca vendetta. Ma è tutto diverso da quello americano; è italiano ed è straordinario per intensità, crescendo e momenti epici.



Anziché guardare l'ennesimo remake senza midollo americano, per una volta guardate la magnificenza di Sordi in questo difficile ruolo che lo vede mutare da buon padre di famiglia a spietato vendicatore. Sperando di avervi fatto cosa gradita, buona visione.

       


  

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